Thursday, February 24, 2005

Certe volte le frecce, anche se sono irrimediabilmente spuntate, pungono e pungono. Ti ricordano spietatamente che nella vita non hai mai combinato un cazzo, non hai mai capito un cazzo, non ti sei messa in fila come gli altri per leccare i culi giusti e ci sei rimasta fregata, non sei scesa a compromessi e te l'hanno fatta pagare invece di darti la medaglia, e adesso sono tutti lì a commentare "che peccato, che peccato", e c'è anche chi se ne dispiace davvero, ma in fondo l'unica voglia che ha è dirti che te la sei voluta tu, perché hai la testa dura dura dura.
I tuttologi di turno -- la mia categoria professionale ne è piena, basta vedere certi annuari sul web -- avranno persino l'ardire di dirmi dove e come e quando ho sbagliato.

Sono troppo ingenua per questo mondo. Sono troppo piena di me, ma non so difendermi. Imbecille. Se avessi imparato a difendermi, avrei tratto qualche insegnamento da quello che la gente intorno a me continuava a fare. Invece ho pensato che essere crystal-clear con gli altri e con se stessi fosse l'unica strada percorribile. E ho sbagliato. Come al solito non sono riuscita a vedere più in là del mio naso. Il lato pratico della questione. Un comportamento come il mio sarebbe stato (lontanamente) praticabile se avessi avuto dieci anni di meno. Se fossi stata giovane, incosciente e spensierata. Ancora una volta sarebbe stato bizzarro, perché chi era giovane, incosciente e spensierato faceva tutto l'opposto, ma magari avrei avuto qualche limitata possibilità di successo. Ma non potevo immaginarmi che sarei riuscita nel mio intento a trent'anni suonati.

Proseguendo in questo atteggiamento da kamikaze, mi vien voglia di lasciare l'associazione perché onestamente mi ripugna ritrovare con la dicitura di "stimati colleghi" persone che una decina di anni fa mi hanno inculato, mi hanno fottuto lavoro, hanno fatto quello che io non ho fatto mai per farsi le ossa alla faccia di tutti. Osservo certi comportamenti di Daniela e sono esattamente quelli. Io sono stata una madrina sui generis per lei. Adesso è facile dire "fa' come ti pare e fottitene, tanto nessuno ti darà la medaglia". Ed è così. E non è un caso che lei stia cominciando a lavorare sul serio. Le ho dato le dritte, le ho detto di lanciarsi su combinazioni che io non avrei mai considerato per me. Ho capito da quello che diceva su alcuni aspetti di questo lavoro che era sulla strada giusta per riuscire.

Intendiamoci, questo mi fa piacere per lei. Ma cionondimeno mi lascia tanta amarezza. Perché questo dimostra come io avessi la possibilità di farcela come tutti, solo che mi sono trincerata dietro la deontologia e la "serietà", e questo invece di darmi entusiasmo e coraggio mi ha atrofizzato.
Fondamentalmente, però, non ero "promettente" a sufficienza da trovarmi la madrina adatta. Il paradosso: all'inizio ero così promettente che la gente si spaventava di me. Il mio potenziale era lì, e avrei dovuto nutrirlo con scaltrezze e bugie. Anche chinare la testa, diciamolo pure. Grin and bear it.

Cosa posso dire? Certo non un "grazie". Nè a me, né a tutti quelli che, nel bene e/o nel male, hanno contribuito all'ingloriosa fine di questa mia abortive carriera.

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