Tuesday, December 07, 2004

La prossima volta alle Poste - possibilmente non Italiane

Oh beh allora, qualche digitatina (nessun riferimento onanistico, prego, spec con i tempi che corrono...) prima di rituffarsi nella routine quotidiana.
Sembra che io sia ufficiosamente in ferie, il che tradotto in soldoni - oddio, proprio in soldoni no - equivale a dire che questo mese di dicembre sarà in rosso fisso. Già mi ritrovo con un conto in banca ai minimi termini, causa pagamenti put on hold, finanziamenti in attesa, bastardi che si tengono i soldi. Una si ritrova con uno stato di liquidità assai viscoso ma cerca conforto nel pensiero che, a conti fatti, le devono ancora una scodellata di mila euro. Conforto? Ti senti così scorata che ti incazzi pure, e di brutto.

Questo è un lavoro che prima o poi ti incazzi. Ti incazzi perché non ne hai, o ne hai troppo e non ce la fai e allora devi dirottarlo - se ci riesci, e comunque poi ci devi sempre ridare un occhio perché ti fanno arrivare certe schifezze - oppure devi rinunciare, e maledici tutto e tutti per il mistiming, magari perché era molto meglio di quello che hai.
Ti incazzi perché non capisci mai che cazzo devi fare. Non che questo compaia poi a conti fatti nel tuo reale rapporto con il/di lavoro. Ma tre volte su quattro a livello subliminale sei sempre lì a chiederti se è giusto tradurre così, e ti vengono le paturnie della backtranslation, e quando arrivi a questo punto hai toccato il fondo, e la cosa che faccio io è alzarmi dalla scrivania e andare al cesso/in cucina/sul terrazzo/per la strada/affanculo/anywhere.
Ti incazzi perché passi da gente che ha i neuroni con i recettori transmembrana per l'ISO 9001 e ti manda elenchi/boilerplates/TMs/commenti/cazzate a gente che non capisce neanche cos'è una cartella...

Adesso vado, è tardi. Cielo quasi azzurro e temperatura caldina per Prato. 'Sto pomeriggio uscita con bimba per ammirare le luminarie e le vetrine, anche senza un soldo in tasca. Tanto ormai non mi frustro neanche più, c'ho fatto il callo.

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